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Obsolescenza programmata, una questione spinosa

Per obsolescenza programmata si intende quella particolare pratica messa in atto da alcuni produttori di rendere, dopo un certo periodo di tempo prestabilito, inutilizzabili i prodotti costringendo così il consumatore ad un nuovo acquisto. L’obsolescenza programmata non è un tema recente, ma ha più di 80 anni, il caso più  celebre, il  Cartello Phobos, stabiliva ad esempio che le lampadine non dovevano avere più di mille ore di autonomia. Nell’America post’29 l’obsolescenza programmata era auspicata come misura per rilanciare i consumi dopo la grande crisi, ed alcuni economisti avevano perfino teorizzato una legge che prevedesse una “scadenza” di tutti i beni: dalle macchine, ai vestiti, alle scarpe sino alle case. Fortunatamente ci si rese conto che si sarebbe creato il presupposto di una “vita” peggiore e l’idea venne abbandonata, tuttavia si era dato inesorabilmente inizio all’era dell’usa e getta (di cui l’obsolescenza programmata può  essere considerata il paradigma). Negli anni 90 si sono verificati improvvisi cedimenti di funzionamento anche in prodotti di elettronica, ad esempio il  famoso l’iPod dopo un certo numero di migliaia di ore di riproduzione, all’improvviso si spegneva, un caso ”misterioso” che dopo qualche anno, fu etichettato come obsolescenza programmata. E sempre negli anni ’90 furono scoperti dei piccoli chip in alcune delle stampanti dei brand più  conosciuti, che “spegnevano” la stampante dopo un determinato numero di copie. E’ di questi giorni un caso dai clamorosi risvolti, il governo Francese ha minacciato severe misure contro Apple per voler “costringere” i possessori di iPhone 6 a sostituire la batteria dei propri apparecchi, oltre a rallentare, a livello software tramite aggiornamento, i modelli più  vecchi “per garantire il corretto funzionamento con il software più recente” (sostiene Apple), ma sappiamo che nessuno oggi vuole un telefono lento. Ed ancora EpsonBrotherCanon e HP sono indagate perché è stato dimostrato che le cartucce di inchiostro sono costruite per segnalare il fine vita, molto prima del reale esaurimento, ed al contempo le stesse aziende vendono l’inchiostro a un prezzo di 2.062 (leggi duemilassessantadue) €uro al litro, ovvero il doppio del prezzo di Chanel n.5. Ma l’obsolescenza programmata riguarda tutti gli ambiti del consumo tecnologici e possiamo ahimè affermare tutte le aziende, resta nelle nostre mani la scelta di acquistare da questo o da quello, ma la prossima frontiera sarà anche quella di sapere quanto “eticamente” le compagnie decidano di trattarci.